Attualità

Rete Irene e articolo 10. Trivella: “Una porcheria che blocca il mercato”

Così il Coordinatore del Comitato tecnico scientifico della Rete che promuove la cultura dell’efficienza energetica degli edifici si esprime contro l’articolo 10 del DL Crescita

Rete Irene, network di aziende che promuove la cultura dell’efficienza energetica degli edifici, in particolare dei condomini, fa sentire forte la sua voce contro l’articolo 10 del DL Crescita che introduce l’ecobonus scontato direttamente in fattura per gli interventi di riqualificazione energetica.

Puntualmente Rete Irene (a proposito, da qualche giorno Finstral ne è entrata a far parte) interviene su temi di forte attualità come fu lo scorso anno (vedi news) in occasione della bozza del nuovo e indimenticabile Decreto Edifici, sempre allo studio dei Ministeri peraltro, che prevedeva dei massimali di spesa per le opere di efficientamento energetico talmente bassi che rappresentavano “gravissima menomazione all’efficacia dell’ecobonus” al punto che lo chiamammo decreto  ammazzadetrazioni.

Della posizione di Rete Irene sull’articolo 10 del DL Crescita si fa portavoce il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, ing. Virgilio Trivella, di solito persona garbatissima, che questa volta perde la pazienza picchiando più duro dei nostri serramentisti, falegnami e fabbri. Definito l‘articolo 10 come un ”bel regalo” del governo a pochi operatori energetici cui si affida il monopolio della riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare italiano, Trivella lo qualifica come provvedimento “becero”  e una vera e propria “porcheria” a favore di pochi soggetti economici, che bloccherà la riqualificazione energetica in edilizia. Qui di seguito ‘intervento dell’ing. Virginio Trivella. (eb)


Se fosse il 1° aprile potremmo pensare a uno scherzo, ma è il 1° maggio e, invece, si tratta della Gazzetta Ufficiale, dove è approdato, dopo varie settimane di contorsionismi politici, il decreto-legge 34 che con l’articolo 10 porta in dote a un pugno di multiutilities territoriali nientemeno che il monopolio della riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare italiano.

Potrà piacere a qualcuno (a me non piace) che un mercato così potenzialmente vasto, finalizzato a ridurre i consumi di energia, diventi territorio di caccia esclusivo di soggetti che, per mission aziendale, vendono energia.

Potrà piacere a qualcuno (a me non piace) cercare di raccattare qualche voto con la bufala che, in questo modo, si semplifica la burocrazia della cessione dei crediti: studiatevi bene la legge, incrociatela con il Codice civile e vi accorgerete che, per i condomini, non si semplifica proprio niente.

E poco importa se, nei prossimi mesi, la domanda di sostituzione di finestre, installazione di cappotti termici, rifacimento di tetti, ristrutturazione di terrazzi e balconi si rivolgerà a operatori che dovranno improvvisarsi appaltatori edili senza avere la minima esperienza.

Poco importa se le imprese vere dovranno fare la fila davanti agli uffici acquisti delle multiutilities e scannarsi in gare al massimo ribasso, mortificando la loro professionalità e la qualità degli interventi.

Ma non è accettabile che un provvedimento di legge così mal concepito istighi l’elusione fiscale di massa e sia causa di un futuro contenzioso sistematico: leggetevi bene le circolari dell’Agenzia delle Entrate (visto che il legislatore non lo ha fatto) e capirete perché.

Non è accettabile che un provvedimento inserito nel Decreto Crescita approvato sia costruito in modo talmente becero da bloccare, a partire dalla fine della Festa del Lavoro, un intero settore: chi, pur di beneficiare di una cessione a costo zero (per il cittadino, ma non per lo Stato), non vorrà attendere i tre (ma che dico?), sei, sedici mesi che l’Agenzia delle Entrate impiegherà per rilasciare il suo nuovo provvedimento, salvo poi scoprire che la ex municipalizzata di turno a cui necessariamente dovrà rivolgersi non è in grado di evadere la sua richiesta? (Per la cronaca, non sto dando i numeri: sedici è il numero dei mesi impiegati per far uscire il provvedimento del 19 aprile 2019 per la cessione dell’ecobonus sulle singole unità immobiliari).

Alla faccia della crescita

E non è accettabile che la conseguenza di tutto questo sia un rallentamento del faticoso processo di riqualificazione del patrimonio immobiliare nazionale e di riduzione dei consumi di energia, delle emissioni climalteranti e dell’inquinamento, cioè l’esatto contrario degli obiettivi del Piano Energia e Clima che, giusto qualche mese fa, i nostri governanti ci hanno sbandierato come esempio di rigore e impegno.

L’unica cosa che consola è che, a parte i pochi soggetti del titolo e quelli ben più numerosi pronti a bersi qualunque bufala, questo provvedimento scontenta tutti: ANCE, CNA, Confartigianato, FINCO, CaseItaly si sono già espressi duramente, e di sicuro si organizzeranno per contrastarlo nella fase di conversione in legge.

E, a ben vedere, non conviene nemmeno ai grandissimi e ipercapienti operatori dell’energia, che dovrebbero accettare di fare i general contractor di una miriade di piccoli interventi, prendendosene la responsabilità, e che probabilmente ritireranno la loro disponibilità a mettere a disposizione la propria capienza fiscale.

Quindi, è probabile che alla fine il provvedimento verrà corretto, ma si sarà perso un sacco di tempo e di occasioni di ridurre gli sprechi.

Esagero? Fate un po’ voi, ma prima leggetevi l’articolo di approfondimento.

Non mi interessa sapere se chi ha scritto il provvedimento contenuto nel Decreto Crescita approvato era o meno in buona fede, o se era solo distratto dai rimborsi ai truffati dalle banche. Mi interessano i risultati. E non mi consola poter dire che “vi avevo avvisati”.

Grazie a coloro che, pur essendo stati messi in guardia, hanno contribuito a partorire questa porcheria, nell’interesse esclusivo, non coincidente con quello del Paese, di un piccolo numero di soggetti economici.

Virginio Trivella, coordinatore del Comitato tecnico scientifico di Rete Irene