Una rete di imprese sospende il giudizio sul provvedimento e propone al Governo di rendere istantaneo il trasferimento dei crediti d’imposta alle imprese, e da queste ai soggetti disposti a finanziarle altrimenti il Decreto Rilancio sarà la pietra tombale delle PMI
Rete Irene, vivace rete di imprese per la riqualificazione energetica degli edifici, fa subito sentire la sua voce a poche ore dopo l’approvazione del Decreto Rilancio da parte del Consiglio dei ministri. In sintesi, il giudizio sull’ecobonus 110% è sospeso e non è affatto lusinghiero. L’analisi sviluppata sul sito di Rete Irene ci fa comprendere meglio il punto di vista delle imprese e lascia intravvedere il dramma (perché di questo si tratta) di chi vorrebbe lavorare ma che dovrebbe farlo gratis in presenza di committenti fortemente attratti dall’idea di avere grandi lavori gratuiti. Qui di seguito riprendiamo un estratto di quanto pubblica il sito di Rete Irene sul tema.
Della Rete fanno parte una serie di imprese e di fornitori tra cui un paio di nomi noti nel settore degli infissi e finiture: Faraone e Finstral.
Sin da quando si sono avute le prime notizie sul nuovo Superbonus, ci siamo sforzati di capire se il provvedimento che si stava delineando sarebbe stato in grado di rispondere alla duplice esigenza di stimolare la domanda di interventi e di consentire alle imprese di accettare condizioni che, senza opportuni accorgimenti, potrebbero essere devastanti per il loro equilibrio finanziario.
Il potenziamento delle detrazioni fiscali può essere infatti di grande stimolo per la domanda (chi non sarà attratto dalla prospettiva di avere lavori gratis?) ma anche la pietra tombale delle PMI.
Con lo “sconto in fattura” a percentuali altissime (ma lo stesso vale con la cessione di analoghe detrazioni), l’impresa incassa poco o nulla dal cliente, ma paga di tasca propria l’IVA, forse anche la ritenuta dell’8% (non risulta che sia stata abolita), oltre naturalmente i costi del personale, dei materiali, dei ponteggi, ecc.
Se fossero mantenute le regole vigenti, in forza delle quali l’amministratore del condominio comunica all’Agenzia delle entrate una sola volta all’anno l’esercizio dell’opzione per lo sconto o la cessione, le banche continuerebbero a non pre-finanziare le PMI, che sono soggetti tipicamente con merito creditizio non particolarmente brillante. L’ulteriore incremento delle detrazioni peggiorerebbe addirittura la situazione. Esattamente il contrario dell’obiettivo del decreto Rilancio.
L’apertura della cessione alle banche, contenuta nel decreto e accettata dalla Ragioneria dello Stato in conseguenza della temporanea sospensione del Patto di Stabilità, sarà forse in grado di rendere più dinamico il mercato, ma non sarà sufficiente se non accompagnata da altri accorgimenti in grado di sgravare le imprese dall’onere di reperire una quantità di risorse finanziarie dello stesso ordine di grandezza del loro fatturato annuo. Praticamente una missione impossibile.
È da tempo che suggeriamo ai governanti che si succedono di risolvere il problema con una mossa molto semplice: rendere istantaneo il trasferimento dei crediti d’imposta alle imprese, e da queste ai soggetti disposti a finanziarle. Rete Irene si è molto spesa negli ultimi mesi, attraverso azioni di sensibilizzazione condivise con associazioni della filiera e culminate con un appello al Governo affinché questo problema sia affrontato risolutivamente.
“Devo necessariamente sospendere il giudizio sul provvedimento. – afferma Virginio Trivella, coordinatore del Comitato tecnico scientifico di Rete Irene – Da un lato le novità del decreto rilancio sono molto interessanti, dall’altro non è affrontato il problema che impedisce alle imprese di lavorare e che sta rimandando dietro le barricate artigiani e installatori. Si badi bene che non si tratta solo di costi: nel caso del Superbonus 110% l’onere finanziario è sostenuto dallo Stato con il 10% di differenza rispetto al prezzo dei lavori. Negli altri casi non è chiaro, ma non è questo il punto.
Il problema vero è la capacità di credito delle imprese, che era già deteriorata prima della crisi, figurarsi oggi.
Oggi non c’è nessuno che accetta di pagare i crediti d’imposta prima che questi raggiungano il cassetto fiscale delle imprese e, quindi, passino a quello delle banche o di qualunque altro soggetto che decida di comprarli. Oggi questo trasferimento avviene una sola volta all’anno in caso di cessioni, e anche in caso di “sconto” delle fatture ai condomini. E questo inchioda le imprese, che non possono mettere a rischio il loro già fragile equilibrio finanziario.
La soluzione che abbiamo suggerito noi a Fraccaro e a tutti quelli che si sono occupati del decreto è di rendere il trasferimento dei crediti d’imposta velocissimo, fattura per fattura, in modo da poterli far arrivare ai cessionari finali in tempi compatibili con il pagamento degli operai e delle ricevute bancarie dei fornitori.
Purtroppo, il suggerimento è stato recepito solo a metà: il testo approvato non impedisce l’accelerazione dei cassetti fiscali, ma semplicemente non ne fa un obiettivo esplicito, e rinvia la decisione di tempi e modi a un provvedimento dell’Agenzia delle entrate per il quale, tra l’altro, non è nemmeno fissato un tempo per il rilascio (art. 128-ter, comma 8).
In questo momento tutte le attività sono bloccate. Non solo i nuovi lavori che devono ancora iniziare, ma anche quelli che in questi giorni avrebbero potuto ripartire dopo la sospensione per il Covid-19. L’annuncio della possibilità di non pagare più un euro ha sospeso tutto in attesa di capire come sfruttare le nuove possibilità”.
Se Rete IRENE può dare qualche suggerimento che può fare la differenza sulla capacità del decreto di essere efficace (mettendo tranquilli coloro che giustamente si stanno agitando) e veloce nel far riaprire i cantieri, il tema da affrontare è proprio questo:
sia conferito mandato all’Agenzia delle entrate di scrivere regole che consentano di trasferire i crediti d’imposta fattura per fattura e in tempi brevissimi, con particolare attenzione per i condomini;
e si faccia in modo che il provvedimento dell’Agenzia arrivi presto, il giorno stesso della conversione in legge del decreto rilancio (tra due mesi!).
Qualora non si volesse modificare il decreto, potrebbe essere sufficiente una dichiarazione del Governo che impegni l’Agenzia verso questo obiettivo: in questo modo si consentirebbe al mercato di prepararsi senza perdere mesi preziosi. Questa è la cosa più importante e urgente!
Per i dettagli e la correzione di alcuni errori, ci sarà l’iter di conversione in legge.
a cura di EB
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