Una Tavola rotonda al Forum a MADE expo fa il punto sullo stato dell’arte del settore fornendo indicazioni pratiche per il recupero, il riciclo e la rigenerazione di infissi e tapparelle in pvc. E lancia una proposta. semplice, poco costosa ed efficace
Serramenti in pvc: indicazioni pratiche per il recupero, il riciclo e la rigenerazione. Questo il titolo della Tavola rotonda di venerdì 15 marzo al Forum Involucro Serramenti. Nello stesso giorno in cui milioni di studenti in tutto il mondo chiedevano più attenzione per l’ambiente. A Made expo alcuni degli attori principali del settore coordinati da Ennio Braicovich, hanno cercato di fare il punto sullo scottante tema di attualità del riciclo del pvc: Marco Piana, direttore del PVC Forum, i gammisti Mirko Anesi di Deceuninck Italia e Alessandro Brignach di Gealan e gli imprenditori Luis Oberrauch di Finstral e Angelo Pinto di Pinto srl.
L’argomento viene introdotto da Marco Piana facendo riferimento al decreto ministeriale del 2017 che impone l’adozione dei CAM, Criteri ambientali minimi. I CAM rendono obbligatorie delle percentuali riciclabili dei prodotti in pvc immessi sul mercato. Il direttore di PVC Forum sottolinea “A livello applicativo siamo ancora in alto mare. Cresce tuttavia l’attenzione generale su cosa e come fare a dichiarare il 30% delle materie plastiche da riciclo. Dati alla mano, il mercato del pvc in Italia oggi è composto da circa 650 mila tonnellate all’anno, di cui 100 mila vengono recuperate e riciclate”. Spiega Piana, “i serramenti in pvc rappresentano una parte privilegiata perché sono prodotti ben identificabili sul mercato, posti in opera con la possibilità di essere recuperati.”
Il circuito del riciclo del pvc
Invece, la parte più difficoltosa del riciclo, prosegue Piana, diventa quella del collettamento, del recupero di questo materiale in tutte le sue forme presenti nell’impiego finale. Da queste considerazioni nasce l’iniziativa, partita quest’anno da parte di Pvc Forum di creare una piattaforma, dedicata a tutta la filiera, che offre la disponibilità di scambio del pvc riciclato. “Si chiama R-PVC Hub. E’ una bellissima iniziativa di condivisione degli attori”, illustra Piana, “ che ci dà la possibilità di sapere che esiste oggi in Italia un mercato di riciclatori e recuperatori. Con questa piattaforma forniamo l’informazione che ci mancava”.
Qual è perciò l’impegno delle aziende più virtuose? Si incarica della risposta Alessandro Brignach, responsabile di Gealan Italia, azienda del gruppo Veka e sistemista del pvc dal 2001, che vanta numerose certificazioni volontarie, tra cui Vinyl Plus per la tutela ambientale e lo sviluppo sostenibile: “Siamo un’azienda strutturata per lavorare a circuito chiuso dove tutto lo scarto di produzione degli stabilimenti interni viene ritritato, rigenerato e rimesso in ciclo nei nostri impianti, quindi a scarto zero. Non siamo tuttavia ancora strutturati per il recupero degli sfridi di produzione dei prodotti finali, ma è nostra preoccupazione e sarà futuro impegno. Lo scarto di pvc sarà presto materia preziosa”.
Interviene Piana proponendo come valido aiuto l’adesione al circuito R-PVC Hub per disporre di tutte le indicazioni necessarie sulle aziende che fanno raccolta.
La parola passa a Luis Oberrach di Finstral, il principale produttore di serramenti in Italia che ci mette a conoscenza dei numeri di un’azienda che produce serramenti a partire dai profili in pv che essa stessa estrude: 11 mila tonnellate di profili in pvc con un 15% di materiale riciclato, pari a circa 1700 tonnellate di scarti. Il riciclo ha due modalità differenti in funzione della fase del ciclo di vita considerato: gli sfridi di produzione come risultato dell’estrusione che verranno riutilizzati nel processo produttivo dell’estrusione e gli sfridi di taglio generati nella produzione dei serramenti: “Già da tempo siamo impegnati nel recupero di tutti gli scarti della nostra produzione e nel ritiro degli scarti interni. Abbiamo un centro di riciclaggio interno all’azienda che produce materiale per prodotti speciali, come profili particolari, vedi i controtelai. Il problema del riciclato è dato dal colore: da un materiale di scarto è difficile ricreare un altro profilo bianco.”
L’interessante intervento di Oberrauch fa luce anche su un’altra problematica da non sottovalutare: la raccolta e lo smaltimento dei serramenti in pvc giunti a fine vita. “Se negli anni ‘70 abbiamo iniziato ad installare le prime finestre in pvc – continua – ad oggi la quantità di pezzi da sostituire comincia a diventare un problema che andrà ad acuirsi col tempo. Il problema sarà di difficile risoluzione per quanto riguarda il ritiro ma soprattutto lo smaltimento dal punto di vista logistico e organizzativo. Per di più, non sarà facile riciclare questi prodotti realizzati con composti obsoleti e così diversi da quelli che impieghiamo oggi”.
Nel giro di interventi a prendere la parola è Mirko Anesi, responabile di Deceuninck Italia, gammista del pvc e pvc con resina e fibra di vetro, che ci racconta di come l’azienda faccia dell’ecologia uno dei suoi pilastri principali, sempre attenta a immettere sul mercato prodotti interamente riciclabili, non a caso una delle prime aziende certificate con Vinyl Plus. “L’azienda ha sede in Belgio”, spiega Anesi, il Nord Europa è una delle zone dove il pvc già dagli anni ‘60 ma soprattutto negli anni ‘70-‘80 ha avuto sviluppi enormi rispetto al resto d’Europa. Parliamo di riciclo non solo degli sfridi di pvc ma dei serramenti finiti che verranno sostituiti con altri serramenti in pvc”.
Riciclo anche della fibra di vetro
Deceuninck ha investito in maniera massiccia sulle modalità di reimpiego: “Abbiamo l’impianto più grande d’Europa per volumi – prosegue Anesi – con una capacità di riciclo di 47 mila tonnellate. L’attività è iniziata 7-8 anni fa, ma solo nel 2018 abbiamo fatto il vero salto con un importante investimento di quasi 15 milioni di euro. E’ un impianto all’avanguardia in grado di riciclare sia gli scarti derivanti dalla produzione, in fase di estrusione del profilo, sia il recupero presso i nostri partner serramentisti, dei ritagli e dei serramenti giunti a fine vita, che vengono raccolti e riportati nel centro riciclo interno all’azienda. Con l’ausilio di tecnologie meccaniche (triturazione e macinazione) e altre più innovative, siamo in grado di disassemblare i serramenti nei diversi materiali di cui sono composti: rinforzi di metallo, ferramenta, viti, pezzi di vetro, oltre al pvc”.
Oltre a profili in pvc, Deceuninck realizza profili estrusi con termofibra all’interno, che dà resistenza meccanica e permette livelli di isolamento superiori alle normali finestre con rinforzi metallici. “Deceuninck è una azienda innovativa”, chiarisce Anesi, e l’impiego della fibra di vetro è soltanto l’ultima delle nostre azioni concrete. La termofibra è un materiale composito fatto da pvc rigido e talvolta espanso con fibra di vetro continua. Anche per questo materiale, nei nostri centri in Belgio siamo in grado di separare la fibra di vetro dal pvc, dal metallo e dal vetro dei vecchi serramenti”.
Si riallaccia al discorso sulla fibra di vetro, Angelo Pinto, contitolare di Pinto srl, azienda produttrice di tapparelle in pvc e da qualche anno anche in alluminio, oscuranti e ombreggianti, frangisole e tende tecniche. “Abbiamo realizzato un nuovo prodotto, iniettando all’interno del pvc fibra di vetro che irrobustisce e conferisce un’elasticità diversa alla tapparella. Però mi sento di dire che la fibra di vetro non ha bisogno di essere separata dagli altri materiali in fase di riciclo”. Anche Pinto srl riutilizza tutti gli scarti che vengono interamente rimessi in produzione: “Lo smaltimento è pari allo 0.5 % di tutta la nostra produzione”, continua Pinto, “che conta due stabilimenti a Salerno e Parma per essere operativi, oltre che in Italia anche nel centro-sud Europa. Inoltre, da circa 24 mesi abbiamo iniziato a produrre in co-estrusione per arrivare ad attivare il recupero al 100% di tutti gli scarti”.
Siete attrezzati per il recupero delle vecchie tapparelle di cui esistono ormai migliaia e migliaia di metri quadri da smaltire?
“Nel 2012 avevamo iniziato un progetto di recupero e rigenerazione del prodotto”, risponde Pinto, “la rigenerazione è molto complessa e onerosa perché la tapparella è un prodotto soggetto ad intemperie e accumulo di sporcizia che si deteriora facilmente. Ma ci è costato più degli investimenti fatti e abbiamo dovuto interrompere. Quanto alle discariche non abbiamo ancora trovato quantitativi necessari per poter dare sviluppo a una filiera di rigenerazione dedicata, a costi accettabili”. Braicovich suggerisce di affidarsi alla piattaforma R-PVC Hub di cui ci ha parlato Marco Piana, che ricerca proprio aziende che non sanno dove stoccare i prodotti vecchi, anche in piccole quantità.
Comunicare la sostenibilità dei serramenti in pvc
Che cosa può fare, l’intera filiera dal produttore all’installatore passando per i trasformatori, per ribadire la sostenibilità dei serramenti in pvc? interroga tutti i relatori Ennio Braicovich.
Tutti concordi nel ribadire l’importanza di azioni concrete ma anche e soprattutto di comunicazione, far presente a tutti che il pvc è un materiale riciclabile e prezioso e che tutti gli attori devono sentirsi responsabili. Proposta della redazione è allora comunicare al grande pubblico la riciclabilità al 100% dei serramenti in pvc a cominciare dagli acquirenti apponendo sulle finestre nuove da installare il famoso nastro verde di Moebius, simbolo stesso del riciclo. Una proposta semplice, efficace e poco costosa che viene accolta diremmo con entusiasmo a cominciare da Marco Piana.
Il quale tira le conclusioni portando all’attenzione tre interessanti spunti di riflessione: “In primis, far viaggiare la parte edilizia di pari passo con quella dell’imballaggio delle materie plastiche, già da tempo sensibili alle questioni del riciclo. Mutuare la modalità comunicativa è fondamentale, anche perché disponiamo di tutte le norme che servono per poterlo fare. Come secondo spunto: prestare attenzione all’eco-design, ovvero progettare non solo per realizzare un oggetto ma pensando a quello che verrà dopo l’oggetto, come giustamente suggeriva Oberrauch. Infine, ultimo aspetto, perché non concentrarsi sul riciclo di componenti a fine vita, piuttosto che di materiali a fine vita? Molte finestre che oggi sul mercato italiano non vengono più accettate perché sono scadute le prestazioni o sono diventate obsolete, potrebbero avere nuova vita su mercati in altre parti del mondo”.
a cura di Letizia Di Peppo
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