Che fare di fronte ai sintomi di crescita? Tre le indicazioni del prof. Carmine Garzia, responsabile scientifico del Centro Studi economici di Unicmi alla presentazione del Rapporto Unicmi 2018-19
Quali strategie possono/debbono adottare i produttori di serramenti di fronte ai tanti e coerenti segnali di ripresa in edilizia e nel settore dei serramenti? Un settore cui si prospetta un buon biennio di sviluppo con tassi di crescita almeno doppi al 1,5-2% stimato per il PIL per il 2018-19, e al 2-3% prospettato per le costruzioni. Tassi di crescita della domanda che potranno raggiungere il 4 e forse il 5% di aumento. Cose mai viste negli ultimi 10 anni. Ma allora come fare cogliere al meglio la ripresa tenendo conto che nell’ultimo decennio quasi tutte le aziende si sono snellite fino al punto da rinsecchirsi?
Aumento della produttività. Crescita delle competenze manageriali. Value delivery (trasmissione del valore) al cliente finale. Queste le tre possibili linee di lavoro che si prospettano ai produttori di serramenti di ogni materiale e di ogni dimensione aziendale. Le offre il prof. Carmine Garzia, coordinatore scientifico dell’Ufficio Studi Economici di Unicmi, all’attento pubblico convenuto alla presentazione del Rapporto 2018-19 (vedi news).
Ma perché investire in produttività? Semplicemente perché “non avremo più i margini del passato e non abbiamo i prezzi passati”. Quindi dobbiamo diminuire i costi e perciò dobbiamo investire in produttività “in quanto è l’unico modo per recuperare redditività con i prezzi che il mercato è disposto a pagare”.
Altro punto nodale è la crescita delle competenze manageriali. “E’ il momento di fare sul serio” ha esclamato Garzìa rivolgendosi in modo particolare al comparto del serramento in alluminio “come ha fatto il comparto del pvc e quello del legno, pur attanagliato da una crisi fortissima da cui però uscirà rafforzato”. Quindi occorre investire in sistemi di gestione, in finance manager, in marketing manager, in comunicazione digitale. Si deve investire non solo in Industria 4.0 ma anche in competenze manageriali.
E infine, il value delivery. Non possiamo lavorare solo attorno alla vendita del prodotto. Il valore per il cliente deve essere dato da un insieme di fattori tra cui il servizio di progettazione, il servizio di posa in opera, l’assistenza post vendita, e la vendita di prodotti complementari. “Queste sono le uniche leve per aumentare il valore consegnato al cliente finale. I prezzi non si muoveranno vero l’alto. Certamente dovremo investire sulla struttura dei costi, sulla produttività, sulle competenze manageriali, ma l’unico modo per consegnare più valore è curare meglio il rapporto con il cliente. Difficile trovare spazio nell’innovazione di prodotto. Forse nelle connessioni con i sistemi domotici ma qui è possibile che la parte del leone la giochino i big player dell’high-tech. In attesa di questo mondo nuovo dobbiamo curare meglio il mercato che ci sta attorno. Ovvero Il mercato retail che crescerà nei prossimi due anni in maniera consistente ovvero un mercato da quasi 2 miliardi euro investiti in serramenti da parte di piccoli consumatori, quelli che spendono mediamente 7700 euro per commessa, secondo i dati di Enea.
Sicuramente per agganciare il mercato retail l’apertura (per chi non l’avesse già fatta) di sale mostre/rivendite è un passo importante. Attenzione però ai costi di struttura e di personale: i costi fissi diventano importanti. Quindi, un tema che diventa delicatissimo.
Il vero problema è quello delle migliaia di aziende, autentica spina dorsale del settore, che fatturano meno di 3 milioni di euro, aziende micronizzate, gestite da una o più famiglie, cui spesso si prospetta il problema del passaggio generazionale in cui non sai mai se per assicurare la sopravvivenza e lo sviluppo dell’azienda convenga “uccidere il nonno”, secondo l’impertinente battuta di Pietro Gimelli, o “uccidere il figlio”, secondo l’altrettanto impertinente Libero Ravaioli, a lungo presidente di Unicmi. Il tutto in senso metaforico, ovviamente.
Quali allora le prospettive per queste microaziende? C’è speranza anche se l’azienda è gestita come un onemanshow, termine carino per evitare di dire tiranno o giù di lì. Così assicura il prof. Garzia alla platea mentre in molti -gammisti, accessoristi, distributori in special modo – tirano un sospiro di sollievo. Certo, occorre avere il coraggio di prendere delle decisioni antipatiche e sofferte vincendo le inerzie personali e familiari. Senza ricorrere a manager professionali, basterebbe cominciare a suddividere le principali competenze aziendali affidandole a dei responsabili: tecnico, amministrativo, commerciale, servizio di posa….. E poi ci sono sempre gli ingegneri, i laureati in economia o in comunicazione, che non costano un capitale.
Rimangono sullo sfondo i problemi dell’innovazione di prodotto e di materiali e della sostenibilità ambientale come evidenziato da Marco Piana di PVC Forum. La sostenibilità, ha evidenziato Gimelli, pur nobile tema, non risulta essere argomento che appassioni più di tanto il cliente finale. Certamente rimane una problematica da affrontare seriamente negli appalti pubblici (vedi il decreto sui CAM-Criteri Ambientali Minimi) e nell’edilizia residenziale nuova. Un altro modo per assicurare ulteriore “value delivery” alla filiera delle costruzioni.
(eb)
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