
Quali sono le cose da sapere quando si progetta uno showroom? Cosa bisogna fare per gestire al meglio lo spazio a nostra disposizione, valorizzando al meglio i prodotti?
Con questo primo focus dedicato a tematiche specifiche relative al mondo retail, diamo il via a una serie di conversazioni con l’arch. Cristiano Bonesso titolare di Progettazioneinterni.net, uno studio specializzato in interior retail design, grafica e comunicazione per l’impresa con sede a Mogliano Veneto (TV).
Showroom: punto di partenza
Gli allestimenti, i materiali e le strutture espositive rappresentano i focus d’elezione di un progetto retail. Prima di impostarlo, è necessario fare alcune considerazioni preliminari.
Come afferma Cristiano Bonesso, in questi casi, bisogna partire da una ricerca specifica volta a riflettere i valori del brand e dei relativi prodotti, tenendo conto la possibilità di disporre di tre grandi aree di intervento: i colori, le texture delle superfici e i formati dei materiali da utilizzare. Si tratta di una scelta che implica razionalità e concretezza e dipende innanzitutto dal posizionamento commerciale, dall’azienda e dal target, entrambi strettamente collegati alle aspettative di acquisto e, di fatto, ai budget.
“Dopo un’attenta profilazione del pubblico di riferimento, si lavora per conferire al progetto un mood sensoriale coerente modulando la selezione delle cromie e dei materiali in una logica compositiva armonica, considerando anche le tendenze del momento” afferma l’architetto.
Attualmente c’è un grande utilizzo del legno o di materiali similari in grado di offrirne l’effetto estetico.
Inoltre, dopo anni di piastrelle di grandi formati, si assiste al ritorno verso dimensioni ridotte, come le 7×20, le 16×15 o anche le 20×20 che, se usate ad arte, possono movimentare in modo molto originale le superfici, accostando anche materiali diversi.
Aiutare il cliente a orientarsi in showroom
Passando, poi al tema più strettamente funzionale degli allestimenti e delle strutture espositive in showroom, nasce l’esigenza di “mostrare il più possibile”, mantenendo altresì un equilibrio di fruizione degli spazi.
Un tema attualissimo che, a detta di Bonesso, si può risolvere in questo modo: “La valutazione della profondità di gamma da esporre in negozio dipende molto dallo scontrino medio e dal posizionamento del brand. Tenendo presente che un’attività commerciale comunica 3 cose – la qualità garantita dal marchio, le caratteristiche dei suoi prodotti e i valori intrinseci del brand – in generale si procede per macroaree segmentate, organizzando razionalmente i prodotti per categorie, allo scopo di consentire all’utente di orientarsi in modo facile e immediato.
Il negozio fisico – a differenza di quello digitale che funziona bene quando il brand gode di una reputazione ampiamente consolidata – consente di aggiungere uno specifico e immediato valore aggiunto percepito, grazie a molteplici opportunità espositive da valutare con attenzione ma che possono rivelarsi vincenti”. Per esempio, qualche anno fa aveva colpito molto la scelta di Diesel di esporre i jeans frontalmente e non di taglio come avviene di solito. Questo effetto di “rarefazione” valorizzava molto di più il singolo capo con un effetto “premium” da alta boutique.
Cosa cambia nei diversi settori
Un altro elemento da considerare riguarda le differenze di approccio che si adottando nei diversi settori applicativi e comparti merceologici. Fondamentalmente, secondo l’architetto, il processo e l’approccio progettuale è lo stesso, anche se occorre porre attenzione alle logiche che governano il prodotto specifico.
Per cui, in un negozio che vende porte, piastrelle o altri elementi che concorrono alla costruzione di un ambiente, bisogna tener conto che l’utente avrà bisogno di una prima linea di segmentazione e descrizione per reperire informazioni preliminari: a tale proposito si usano molto gli espositori in metallo completi di “materioteche” dove esporre campionature e documentazione tecnica.
Ovviamente, poi sarà necessario l’apporto di un consulente per consigli personalizzati di tipo più squisitamente tecnico e applicati alle esigenze specifiche.
Showroom: le tendenze
E cosa dire della scelta dei materiali? Quali sono le soluzioni materiche più utilizzate? Secondo Bonesso, i materiali naturali come il legno hanno sostituito i marmi usati di frequente fino a qualche anno fa. Le carte da parati oramai da tempo concorrono alla creazione di ambienti particolari e molto riconoscibili, mentre di recente sono tornate alla ribalta le boiserie che consentono forti caratterizzazioni.
Altrettanto usate sono le polveri di cemento, le resine a effetto opaco e, in generale, si assiste alla richiesta di materiali veramente riciclabili. In merito alla scelta dei colori, c’è la massima libertà di espressione, a patto che il risultato finale sia coerente con profilo del brand.
a cura di Frida Nobile
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