Sick Building Syndrome, l’analisi di Fabio Arancio, Regional Manager Italy di PlanRadar

In un mondo dove la maggior parte del nostro tempo viene trascorsa in spazi chiusi, la qualità dell'aria e la salubrità degli ambienti in cui si vive e lavora diventano sempre più cruciali per la salute. Riportiamo l'analisi di Fabio Arancio, Regional Manager Italy di PlanRadar, che illustra i rischi legati alla Sick Building Syndrome (SBS), una condizione invisibile ma pericolosa, e come l’adozione di tecnologie per il facility management possa contribuire a creare ambienti interni più sicuri e salutari.

Nell’era dell’innovazione digitale, garantire la salute e la longevità degli immobili è fondamentale perché la loro qualità ha un impatto diretto sul benessere delle persone che li abitano, ci lavorano o ci studiano. Si parla di Sick Building Syndrome (SBS o “sindrome dell’edificio malato”) per indicare la malattia determinata dalle cattive condizioni degli ambienti interni agli edifici.

L’importanza di tale tematica deriva di un dato che vede la maggior parte della popolazione dei Paesi industrializzati trascorre fino al 90% del proprio tempo in ambienti confinati come uffici, scuole a case, tuttavia soggiornare in edifici che non sono sottoposti a un’adeguata manutenzione con cadenza periodica può determinare l’insorgere di problemi di salute cronici.

La Sick Building Syndrome si può manifestare con una serie di sintomi come mal di testa, problemi respiratori, affaticamento e stress emotivo. Spesso non riconosciuti, questi sintomi sono legati a fattori quali scarsa ventilazione, alti livelli di inquinanti interni (i cosiddetti “composti organici volatili” o “VOC”) e umidità. È causata da una combinazione di fattori fisici e ambientali come la polvere, il fumo, l’evaporazione di sostanze volatili, gli sbalzi di temperatura e persino le scrivanie sovraffollate. Negli ambienti ad alta densità di occupanti, infatti, l’aria interna è inquinata a causa della creazione di vapore acqueo derivante dalla respirazione e dalla sudorazione, dalla produzione di anidride carbonica e dalla riduzione dell’ossigeno nell’aria, della contaminazione con batteri e virus e di altro inquinamento atmosferico proveniente dall’esterno.

Inoltre eventuali carenze negli impianti di riscaldamento, ventilazione e condizionamento (HVAC) e le condizioni generali di funzionamento e manutenzione contribuiscono a una scarsa ventilazione dell’aria, che porta a concentrazioni più elevate degli inquinanti nell’aria interna e alla formazione di muffe per via dell’eccesso di umidità, con conseguenti problemi respiratori e allergie. Anche il mantenimento del comfort termico attraverso un riscaldamento e un isolamento adeguato è fondamentale per evitare problemi di salute.

La SBS sembra essere un problema che interessa soprattutto gli edifici commerciali rispetto a quelli residenziali: per questo motivo rappresenta anche un rischio professionale significativo, dal momento che provoca un aumento dell’assenteismo per malattia e una diminuzione della produttività dei dipendenti.

Secondo la ricerca Indoor-air quality and ocular discomfort pubblicata sul giornale dell’Associazione Americana di Optometria, circa 25 milioni di dipendenti soffrono di una qualche forma di SBS in circa 1,2 milioni di uffici. Secondo quanto emerso dallo studio, circa l’80% dei lavoratori di Gran Bretagna e Nuova Zelanda ha riportato alcuni dei sintomi della SBS, mentre il 40% degli intervistati ha dichiarato che si è manifestata la maggior parte dei sintomi. Tale percentuale in Italia sale fino al 92,6% dei lavoratori, mentre a Singapore, al contrario, diminuisce fino al 19,6%. La motivazione è molto semplice: i sintomi della SBS si manifestano maggiormente nelle persone che abitano e vivono gli edifici in climi più freddi o umidi, dove le condizioni microclimatiche dell’aria indoor sono controllate artificialmente attraverso sistemi di aerazione artificiale.

La Sick Building Syndrome è difficilmente diagnosticabile, pertanto è fondamentale individuare la causa e ridurre i rischi per la salute degli abitanti. Se considerati come casi isolati, infatti, gli effetti possono sembrare trascurabili, ma nel loro insieme rappresentano un problema significativo che può portare a scarse prestazioni e influire sul benessere generale delle persone.

Come ovviare quindi a questa condizione? Le cause, ma anche le soluzioni, di questa condizione vanno al di là del campo della medicina; dall’edilizia e dall’architettura all’ergonomia e all’organizzazione del lavoro. La consapevolezza delle malattie associate agli edifici è essenziale per creare ambienti interni sicuri e salubri. È essenziale agire sulle fonti di inquinamento, eliminandole o a modificandole attraverso una manutenzione ordinaria dei sistemi HVAC, la riparazione di rivestimenti danneggiati, un’adeguata impermeabilizzazione, la scelta di tessuti naturali anziché sintetici. Ma anche l’adozione della tecnologia, come ad esempio le piattaforme digitali per il facility management, può svolgere un ruolo fondamentale nel ridurre al minimo il rischio di sindrome dell’edificio malato: il monitoraggio costante delle condizioni degli immobili e la documentazione digitale delle condizioni e delle riparazioni necessarie, infatti, permettono di attivare processi di manutenzione tempestivi ed efficienti, garantendo un ambiente sano e confortevole per inquilini e utenti e riducendo i rischi per la salute, con un impatto diretto sull’aumento della produttività dei lavoratori.