Il ministro Patuanelli assicura che il provvedimento sarà di lungo periodo mentre chi spulcia i contratti delle banche scopre che ci vogliono 43 documenti per vendere il credito alle banche nel caso di un condominio. E "solo" 38 nel caso di una villa monofamiliare
Il Superbonus 110% sarà strutturale, anticipa il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli in un’intervista a La Stampa di ieri, pg. 19, edizione nazionale. Al giornalista Alessandro Barbera il numero uno del MISE dichiara che il Governo ha approvato “misura importanti che reneremo strutturali” come “Il superbonus al 110 per cento sulle ristrutturazioni edilizie, tutto il pacchetto per l’innovazione e il trasferimento tecnologico, la decontribuzione per il lavoro dipendente”. Patuanelli brucia così sul filo di lana altri ministri e viceministri che avevano anticipato l’estensione del Superbonus chi al 2023 e chi al 2025. Il ministro, che di professione fa l’ingegnere civile, sa che bene tre quarti degli immobili d’Italia sono da rifare dal punto di vista dell’efficienza energetica e prolungamenti di uno o tre anni sono solo una goccia nel mare.
In attesa dei due DM che mancano all’appello – Asseverazioni e Requisiti Ecobonus – necessari per il decollo e non ancora pubblicati in Gazzetta Ufficiale (clicca qui) i giornalisti scoprono altri aspetti della cessione del credito alle banche.
Superbonus sì ma compilando 43 documenti
Infatti un altro giornalista, Gianluca Paolucci, sempre sulla Stampa di ieri, a pag. 17, ha scoperto quanto ci sta di vero dietro la cessione del credito alle banche e che non incoraggerà né gli amministratori di condominio né i condomini a intraprendere lavori da Superbonus 110%: nel caso di lavori condominiali ci vogliono 43 adempimenti e certificazioni necessari per cedere il credito alla banca. Va un po’ meglio per i lavori su una villa monofamiliare: solo 38 documenti. La sorprendente scoperta nasce dall’esame dei documenti richiesti da una banca. Scrive Paolucci: “Il file Excel esaminato da La Stampa è di una delle principali banche italiane, ma per quanto è stato possibile ricostruire il numero di adempimenti non si discosta sensibilmente da quanto richiesto dagli altri istituti”.
E aggiunge, fatto che interesserà i lettori: “Va meglio, molto meglio, se il proprietario decide di cedere il credito fiscale all’impresa che fa i lavori e non direttamente alla banca. In questo caso basta compilare un modulo già predisposto dall’Agenzia delle entrate. In quel caso però tutto il polpettone burocratico sarà spostato sull’impresa che poi dovrà «monetizzare» cedendo il credito a una banca. Intesa Sanpaolo e Unicreddit hanno reso noto nei giorni scorsi il prezzo al quale intendono acquisire i crediti. Unicredit prevede di comprare a 100 e 102 rispettivamente da imprese e da privati per ogni 110 euro di credito. Intesa differenzia invece sulla base delle annualità con lo stesso «prezzo» per compensazioni in cinque anni”.
Dopo l’entusiasmo acritico di grandi media e lettori sedotti dall’idea di avere tutto e gratis (e magari di guadagnarci un po’) si sta tornando tutti con i piedi per terra. La delusione, ahinoi, si sta facendo strada. La burocrazia statale italiana, intemerata, la vince.
a cura di Ennio Braicovich
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