Supersalone 2021: una buona riuscita per l’evento speciale che ha riportato in scena il mondo del design e non solo. Un appuntamento innovativo che ha saputo comunicare efficacemente le tendenze dell’abitare ridando speranza all’attività fieristica in generale. Bene anche il Fuorisalone
Prove tecniche di ripartenza per il Salone del Mobile di Milano che in settembre ha offerto al pubblico non una sua riedizione (in programma per la primavera 2022) ma quello che è stato presentato come un “evento speciale”, ovvero il Supersalone. Su scala ridotta rispetto al “fratello maggiore”, questo appuntamento va valutato al di là dei numeri, che pure remano a suo favore: in 6 giorni, nei 4 padiglioni in cui era articolato l’evento, si sono registrate oltre 60mila presenze.
Fra le strategie per incentivare le visite, apertura al grande pubblico, introduzione della componente commerciale, riduzione del prezzo dei biglietti dei mezzi pubblici per raggiungere la fiera, ricorso a tutti i social media possibili e immaginabili e nuova piattaforma digitale.
Chi si è recato al Supersalone di sicuro non se ne è pentito. Il lavoro del curatore Stefano Boeri ha dato i suoi frutti, come del resto ci si poteva attendere, pensando all’alto livello delle manifestazioni organizzate presso la Triennale di Milano, di cui l’architetto è presidente.
È stata un’esperienza visitare l’evento e muoversi all’interno di una scenografia caratterizzata da quella che i suoi progettisti hanno definito “una maglia espositiva fluida e dinamica”.
Le strutture degli stand sono state fornite dall’organizzazione, creando un effetto di omologazione che è risultato piacevole, privo di alcuna parvenza “sovietica”. Nel rispetto del principio della sostenibilità, materiali e componenti dell’allestimento sono stati pensati in funzione del loro successivo smontaggio e riutilizzo. Stessa cosa per gli alberi collocati nell’area esterna dei padiglioni, che verranno poi piantati nel territorio urbano.
Arricchivano l’offerta della manifestazione un interessante programma di Open Talk e la presenza di quattro Food Court gestite da chef prestigiosi.
Il Supersalone è così riuscito a mettere a punto un nuovo modo di accogliere e intrattenere i visitatori, e con uno sforzo apprezzabile ha saputo trovare una propria identità per essere annoverato di diritto fra gli appuntamenti di riferimento del design.
Un nuovo modo di abitare
Viviamo in un’epoca particolare, e questo evento ci ha comunicato che è tempo di reinventare il modo di abitare, sperando magari di riuscire a reinventare anche noi stessi, che siamo alla ricerca di una casa in cui si vuole stare bene, con un tocco di stravaganza e anche di magia.
Bando al tradizionale, al già visto. Sì agli elementi innovativi, anche un po’ giocosi, colorati, sempre con l’eco sostenibilità come filo conduttore.
Largo alle trasparenze anche dentro casa, con la continua ricerca di un’atmosfera outdoor anche all’interno delle mura domestiche.
È passata la voglia di prendersi troppo sul serio in fatto di abitare, e il focus non è più sull’apparenza fine a se stessa ma sul contenuto, su ciò che quell’oggetto può fare per me.
La casa contemporanea non serve a “pompare” l’importanza dei suoi abitanti, ma vuole aiutarli a essere se stessi, a trovare la propria dimensione al di là di ogni schema predeterminato.
A tratti si è percepita una sorta di ritorno al passato, non però in chiave nostalgica, bensì alla ricerca di qualcosa di autentico, di solido, di un punto fisso, in barba a una realtà che ha dimostrato di saper trasformarsi in qualcosa che non ci piace.
Si ha voglia di insolito, perché il solito che non ha più niente da dire è superato. Si tratta comunque di un insolito non fine a se stesso, ma funzionale a farci stare bene, a intrattenersi o divertirci.
Anche gli alberi che abbelliscono lo spazio fieristico avevano un loro significato, rafforzando il richiamo a una fuga verso il verde, che ha saputo dimostrarsi un rifugio sicuro nei tempi oscuri della pandemia. Questo va a braccetto con il dilagare delle tinte naturali e delle forme tondeggianti.
Casa come oasi, rifugio, tempio del benessere.
Irrinunciabile la funzionalità, che però non è sbandierata sfacciatamente. La tecnologia c’è ma non si vede. Basta con il freddo hi tech. Abbiamo smesso di desiderare il robot in casa, vogliamo sentirci umani, con tutte le nostre debolezze, come quelle che la pandemia ha impietosamente messo a nudo.
Il senso del tatto diventa importante quanto quello della vista, e la fantasia gioca con le superfici, che diventano protagoniste.
Rinnovata l’importanza del décor, con un senso artistico modulato in senso sobrio e delicato.
Effetti positivi del Supersalone
È stato un Supersalone decisamente d’atmosfera, dove gli innumerevoli richiami alla natura che hanno catturato l’attenzione di molti visitatori.
Si è andati oltre le definizioni tradizionali di classico, moderno, esotico ecc., poiché quasi tutti gli elementi esposti trascendevano qualsiasi inquadramento. Senza tempo come tutti gli oggetti di valore.
Questo evento ha fatto bene al settore, ma anche al morale dell’economia in generale, a dimostrazione che le cose fatte bene alla fine pagano.
Come ha affermato Stefano Boeri in conclusione della sei giorni milanese, “il Supersalone è stata la dimostrazione che, nei momenti di difficoltà, l’intreccio tra coraggio, passione e chiarezza negli obiettivi è una leva che può cambiare il mondo”.
In effetti la manifestazione ha saputo ispirare simpatia, infondere speranza, trasportarci in una bella dimensione. Le aziende espositrici meritano tutte un plauso, tenendo conto che quando hanno deciso di partecipare hanno scelto di fare un salto nel buio, poiché nessuno sapeva cosa ne sarebbe venuto fuori. Invece la cosa ha funzionato, spianando oltretutto la strada non solo alla prossima edizione, ma anche agli altri eventi che sono in attesa di tornare in scena.
Il Fuorisalone
Il Fuorisalone ha fatto degnamente la sua parte per movimentare il territorio urbano, anche se con l’inevitabile condizionamento del fattore covid. In grande risalto il tema della sostenibilità, filo conduttore dell’evento, utilizzato però anche in qualche caso per operazioni di facciata che sapevano un po’ di greenwashing.
Tanti comunque gli spunti interessanti, eccone alcuni.
Cominciamo dalla Triennale, considerata l’hub cittadino del Supersalone. Vi troneggiava la mostra il Salone / la Città, che racconta la storia di 60 anni di eventi collaterali nella città (il Salone infatti è nato nel 1961), mentre fra gli altri eventi presenti spiccava l’esposizione “All Things in Nature” dell’artista e designer giapponese Kenji Kawabata sui rapporti nascosti fra natura, arte, design e universo, con Leonardo e Dante come fonte di ispirazione e una serie di realizzazioni dal carattere quasi magico, fra cui particolari sedute in rete di metallo che hanno lo scopo di aiutare a riportarci dentro noi stessi.
Presso il proprio prestigioso showroom milanese di Foro Buonaparte, Lualdi ha presentato Welcome, la prima collezione firmata da Philippe Starck. È concepita per il mondo dell’Hotellerie ed è costituita da un sistema di accessori (maniglia, segnapasso e numero, a cui si aggiunge il tablet) che prende vita sull’anta. La porta si trasforma quindi in un vero e proprio strumento “di servizio”, in grado di provvedere al riconoscimento dei volti, al riscaldamento degli ambienti, all’invio di messaggi, all’accoglienza e alla protezione.
In un chiostro del Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, Rubner Haus e l’architetto Lucio Micheletti hanno presentato “HouseBoat”, un’installazione che celebra la relazione con la natura e l’equilibrio con l’ambiente, ispirandosi alla vita in barca, dove è essenziale consumare meno, usare solo l’acqua indispensabile, tenere gli spazi in ordine e vivere in armonia con i cicli naturali della giornata.
L’installazione consisteva in un’architettura in legno leggera ed essenziale appoggiata su una piattaforma che creava un’ampia zona living all’aperto riparata da due ombrelloni firmati KE. Lo spazio abitativo della piccola torre blu era articolato su due livelli in continuo dialogo con l’esterno, per enfatizzare il piacere dello stare all’aperto.
La collaborazione con architetti e progettisti è tra i punti di forza dell’azienda Agoprofil, che ha presentato nello studio Andrea Maffei Architects in zona Brera, la collezione “Editions”; una serie di pannelli per porte e boiserie disegnate da sei progettisti.
Partendo dalla considerazione che la casa oggi più che mai deve rispondere ai nuovi bisogni di chi la abita, Elle Decor ha allestito “La casa fluida” a Palazzo Bovara, in Corso Venezia, un susseguirsi di 11 ambienti, outdoor incluso, la cui visita voleva essere un’esperienza immersiva, infatti è stato possibile provare la stimolante sensazione di vagare liberamente all’interno di una prestigiosa dimora abitata e funzionante, senza il filtro dell’effetto museo che crea sempre un certo distacco con quanto esposto. Diverse le soluzioni innovative e quasi oniriche, che univano sensazione visiva e sonora. La casa del futuro secondo gli organizzatori è fluida in quanto offrirà comfort, flessibilità di spazi e funzioni, approccio naturale alle interfacce tecnologiche, sostenibilità, oltre a design e architettura.
Nel cortile d’onore di Palazzo Morando Via S. Andrea protagonisti giardino e outdoor, con l’unione tra innovazione del design e la tradizione dei grandi maestri d’arte. Gli elementi esposti erano stati progettati da designer provenienti da diversi Paesi europei e realizzati da maestri artigiani italiani.
Il colosso della ceramica Florim presso il suo showroom di Foro Buonaparte proponeva un viaggio nel design sostenibile e solidale. Lo spazio attiguo alle vetrine del suo Flagship Store e dello Spazio Cedit ha fatto da cornice a due installazioni temporanee, firmate dal Matteo Thun & Antonio Rodriguez ed Elena Salmistraro.
Nell’Orto botanico di Brera un delizioso allestimento a base di palloni di plastica trasparente, messo a punto in collaborazione con Eni, mostrava in quanto tempo varie piante presenti nel giardino annullano la carbon print determinata dalle emissioni inquinanti causate dalle varie attività umane.
Di particolare effetto anche l’evento Aqua by Artemest presso l’hotel Senato, dove erano esposti vari oggetti di artigianato artistico fatti realizzare appositamente sul tema dell’acqua e ambientati in modo da rievocare lo stretto rapporto di Milano con questo elemento, richiamando in particolare il naviglio che scorreva proprio davanti all’hotel che ospitava l’allestimento.
Ispirazione Supersalone
Il Supersalone e i suoi eventi collaterali hanno rappresentato una valida fonte di ispirazione per chiunque ruoti nell’orbita dell’edilizia e dei relativi complementi. Vari sono i messaggi che ne possiamo trarre, per esempio che l’estetica è un valore che ci consente di sublimare le difficoltà che in questi tempi siamo stati costretti ad affrontare.
Ricorriamo a leggerezza e autenticità non tanto per dimenticarci dei nostri problemi, ma per ricordarci che nella vita c’è spazio anche per qualcos’altro, che non è giusto arrendersi alle difficoltà rinunciando alle cose belle.
Il Supersalone ha indicato una via basata sulle nuove esigenze dell’abitare e, una volta compreso che i tempi sono cambiati, bisogna imparare il linguaggio di questa nuova era sospesa fra pandemia e non si sa bene cosa, poiché il futuro non è ancora chiaro.
C’è bisogno di certezze di un nuovo tipo, certezze solide ma senza troppe pretese, se non quelle legate alla realizzazione dell’individuo.
Vogliamo qualcosa che ci faccia sentire vivi. Non è poco, ma può bastare poco.
Per esempio, basta con gli spazi espositivi freddi e asettici (non in senso letterale, per carità, viva le sanificazioni), già passiamo buona parte delle nostre giornate accessoriati come se dovessimo entrare in sala operatoria.
Se vogliamo usare il Supersalone come specchio per le nostre rivendite non possiamo che pensare a un ambiente ospitale e accogliente, che fa sentire a proprio agio. È essenziale percorrere la strada che porta alla persona ed essere capaci di dare il calore e il comfort di cui siamo stati privati ormai da tempo.
In apertura la presidente del Salone del Mobile inaugura il Supersalone (by Luca Orsi per Salone del Mobile.Milano)
a cura di Lucia Carleschi
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