Il DL 39/2024 in vigore dal 30 marzo chiude l’epoca della cessione del credito; pochissime le eccezioni ancora possibili; a rischio molti cantieri
Porta la data di ieri la scadenza per la trasmissione delle comunicazioni di cessione dei bonus edilizi all’Agenzia, si chiude quindi un capitolo che ha diviso per qualche anno il nostro comparto e che ora potrebbe creare problemi ad alcuni cantieri.
Di questo si è molto parlato questa settimana ma grande attenzione è stata rivolta agli Smart Building. Ecco cosa vi siete persi
4 aprile: finita la stagione della cessione del credito
Come disposto dall’articolo 2 del DL 39/2024, la trasmissione delle comunicazioni di cessione dei bonus edilizi doveva essere effettuata all’Agenzia delle entrate entro il 4 aprile, pena la perdita del credito o dello sconto in fattura.
La scadenza definitiva comprende l’invio delle comunicazioni di opzione per le cessioni dei crediti da bonus edilizi (o sconto in fattura) relative alle detrazioni per le spese sostenute nel 2023, oppure per le rate residue non fruite delle detrazioni per spese sostenute nel 2020, 2021 e 2022; per comunicazioni di annullamento di quelle originarie per le spese 2023, di rate residue 2020-2022, di sostituzione delle comunicazioni originarie per le spese 2023 o di rate residue 2020-2022.
Come da provvedimento adottato dal Consiglio dei ministri, dopo il 4 aprile non è più possibile utilizzare la remissione in bonis per correggere eventuali errori o sanare la mancata comunicazione.
Previsti alcuni casi per i quali si potrà accedere ancora alla cessione o allo sconto in fattura per le spese sostenute nel corso del 2024. Si salvano dalla dead line ad esempio chi ha presentato la Cila entro il 16 febbraio 2023 e ha poi pagato una fattura collegata a lavori effettivamente realizzati, oppure le aree terremotate delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria per un tetto massimo di spesa di 400 milioni di euro.
Cantieri a rischio dopo la stretta del DL 39/2024
Il DL 39/2024, in vigore dal 30 marzo, mette a rischio i cantieri edili che hanno già realizzato parte dei lavori e non sono stati ancora pagati, ma anche chi ha pagato solo un acconto e non potrà più utilizzare lo sconto in fattura (ma soltanto la detrazione) e non ha disponibilità finanziarie per sopportare spese ingenti per le ristrutturazioni. Si stima almeno 15mila condomìni, secondo il Sole 24 Ore che ha analizzato gli ultimi dati di Enea.
Il passaggio parlamentare del provvedimento, a partire dalla Commissione finanze Senato settimana prossima, dovrà quindi esaminare queste criticità e potrebbe apportare modifiche in sede di conversione.
Opportunità Smart Building per riconvertire gli edifici
Dal 1990 ad oggi l’unico settore che in Italia non è riuscito a ridurre le emissioni è il comparto civile dell’edilizia. Nel periodo tra il 2014 e il 2018, il tasso di rinnovamento edilizio (attività di ristrutturazione e di efficientamento) sul parco immobiliare esistente è stato pari allo 0,85% all’anno (contro l’1,7% di Francia e Germania). L’85% degli immobili è in classe energetica tra D e G, e ogni anno si spendono 47,1 miliardi di euro per consumi termici ed elettrici.
Questi i numeri illustrati da The European House – Ambrosetti nell’ambito dei lavori della Community Smart Building, che evidenziano criticità ma anche opportunità. In particolare, possiamo contare su una filiera di aziende e competenze che possono concorrere all’efficientamento e miglioramento della sostenibilità degli immobili, come infissi ad alte prestazioni, software di controllo, sensoristica, impianti di automazione, digitalizzazione, impianti caldo-freddo e sistemi per la gestione della qualità dell’aria.
La riconversione degli edifici più energivori potrebbe avvenire in ottica smart. In Italia ci sono 350mila le aziende impiegate lungo tutta la filiera degli edifici intelligenti. La diffusione degli Smart Building porterebbe inoltre alla creazione di 200mila nuovi posti di lavoro qualificati e specializzati.
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