E' il primo commento di Lorenzo Folco, direttore tecnico di Torterolo & Re, normatore partecipante al Gruppo di Lavoro UNI/CT 33/GL 12 che ha elaborato la norma
Il settore dell’ antieffrazione è tutto attratto dall’arrivo di una nuova italiana, la UNI 11781:2020 (vedi news) che potrebbe cambiare il mercato delle chiusure a caratteristiche di resistenza alla effrazione: porte pedonali, finestre, facciate continue, inferriate e chiusure oscuranti. Ovviamente è troppo presto per capire l’impatto che essa avrà sul mercato. Questo lo vedremo nei prossimi mesi. Qui abbiamo il piacere di ospitare le riflessioni di Lorenzo Folco, direttore tecnico di Torterolo & Re, normatore partecipante al Gruppo di Lavoro UNI/CT 33/GL 12 che ha elaborato la norma. Ai lavori hanno preso parte esponenti delle associazioni, in particolare FederlegnoArredo/EdilegnoArredo e Unicmi, di laboratori e di aziende del settore. (EB)
Che dire della norma italiana antieffrazione?
Diciamo subito essa ricalca nella sua struttura l’impianto definito dalla EN 1627.
La mia opinione è che nel gruppo di lavoro, che ha riunito i massimi esperti italiani del settore della resistenza all’effrazione, si siano affrontati in maniera attenta e puntuale i punti che rendevano interpretabili o troppo vaghi i testi del ciclo EN 1627-1630 creando uno strumento realmente efficace per tutto il mercato.
L’opera svolta ha carattere di grande importanza nel settore perché:
– Affianca alla definizione di quanto previsto dalle tre norme di testing (EN 1628, 29 e 30) maggiori specifiche sulle modalità di esecuzione delle relative prove.
– Definisce requisiti aggiuntivi per lo sviluppo di ulteriori classi di resistenza intermedie
– Chiarisce l’argomento dell’intercambiabilità degli accessori
– Determina la documentazione in entrata ed in uscita dal test per contenuti e forma.
La riduzione della soggettività nell’applicazione dei test previsti (pensiamo solo alle disparità possibili in un test “manuale” quale quello previsto dalla EN 1630) permetterà una maggior comparabilità dei risultati di prova e quindi delle prestazioni dei prodotti presenti sul mercato.
L’inserimento di prove addizionali volontarie che diano origine a classificazioni aggiuntive “S”, ad esempio valutando la misura delle deformazioni sotto carico statico, duplicando gli urti nel carico dinamico ed effettuando prove aggiuntive durante il test manuale, meglio qualificherà i prodotti di alta gamma rispetto a quelli di primo prezzo.
L’ampia sezione relativa all’intercambiabilità dei componenti (serrature ecc.) in funzione delle classi di resistenza all’effrazione riferita ai più recenti aggiornamenti normativi permetterà una più agevole applicazione estesa dei risultati.
La definizione chiara di tutta la documentazione necessaria, sia in ingresso – e cioè i documenti che il fabbricante deve produrre per accedere ai test – sia in uscita, con una migliore definizione dei contenuti necessari per un test report e della sua forma saranno utili a migliorare la comparabilità dell’operato dei laboratori.
Un lavoro necessario quindi? Ritengo di si: i produttori italiani che operano in questo settore hanno standard qualitativi molto elevati nel settore dell’ antieffrazione ed era corretto supportare un’eccellenza nazionale con un testo normativo che ne qualificasse l’essenza.
Lorenzo Folco
Foto: doc. Torterolo & Re
a cura di Ennio Braicovich
Condividi l'articolo
Scegli su quale Social Network vuoi condividere