I vetri antisfondamento sono caratterizzati da una maggiore resistenza agli urti rispetto ai vetri comuni. Il vetro antisfondamento viene creato attraverso un processo di stratificazione che lo rinforza, e che si ottiene facendo aderire più lastre che si compattano insieme grazie a una specifica pellicola in grado di rendere più solida la struttura.
La norma EN 356 “Vetro di sicurezza – Prove e classificazione di resistenza contro l’attacco manuale” definisce i metodi di prova per classificare i vetri in base alle proprietà antieffrazione. Le classi sono 8: le prime 5 vanno da P1A a P5A e si basano sulla resistenza alla caduta di una sfera d’acciaio di 4.1kg; le successive 3 classi, da P6B a P8B, si basano invece su una prova eseguita con un’ascia. La prova con la sfera che caratterizza le prime 5 classi si considera riuscita se la sfera non riesce ad attraversare interamente il profilo nei 5 secondi successivi all’impatto. In base a questo, il vetro viene classificato da meno resistente (P1A) a più resistente (P5A).
Vetro antisfondamento: spessore e tipologie
In base allo spessore totale del vetro possiamo distinguere diverse tipologie:
- Antiferita: con spessore che va dai 7 ai 10 mm, sono un po’ più resistenti dei normali vetri normali. Quando si rompono però non producono frammenti pericolosi
- Antivandalismo: difficili da scalfire; sono necessarie dalle quattro alle sei martellate per essere rotti. Hanno uno spessore di circa 20 mm
- Vetri antiproiettile: con uno spessore di oltre 30 mm, sono molto resistenti ma non indistruttibili
Adatti per applicazioni antinfortunistiche, anticrimine e antirapina, i vetri antisfondamento garantiscono anche ottimi livelli di isolamento termico e acustico.
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